Al Teatro Filodrammatici di Milano, il mese di novembre si apre con due spettacoli in prima milanese prodotti dai Teatri Molisani/Teatro del Loto, scritti da due degli autori norvegesi più rappresentati al mondo.
I testi che compongono questo dittico trattano, tra passato e presente, il tema sempre attuale del desiderio di fuggire dalle convenzioni sociali e affrontare la propria vita come un viaggio fatto di scoperte straordinarie.
Si parte con PeerGynTrip – in scena dal 1° al 4 novembre 2022 – tratto dal Peer Gynt, l’opera più fantastica e onirica che Henrik Ibsen, autore attento ai mutamenti sociali e di costume e alle contraddizioni della borghesia ottocentesca, scrisse nel 1867, durante un viaggio in Italia, fra Roma, Ischia e Sorrento.
Stefano Sabelli, traducendo e adattando il testo dell’autore norvegese, con PeerGynTrip mette in scena, per il Teatro del Loto, una fiaba, dove tempi, spazi e luoghi si sovrappongono in un’età e in un gioco temporale indefiniti.
Un po’ Pinocchio e un po’ Peter Pan, Peer Gynt, simpatico spaccone, confonde realtà e fantasia. Risucchiato nel mondo dei Troll, rifiuta l’amore di Solveig. Persa la madre Aase, prende a viaggiare e a cimentarsi in mille mestieri, sfogliando il suo Io come una cipolla. Un enorme telo con 30 tiri crea un vortice di visioni per l’ibrido gioco di sei interpreti che danno vita e corpo a tutti i personaggi, accentuando la dimensione fantastica del testo originale.
Sabato 5 e domenica 6 novembre 2022, spazio a L’Asino del Premio Ibsen, Jon Jesper Halle, un atto unico sperimentale sulla scrittura polivocale. L’Asino si sviluppa nell’intreccio tra un piano narrativo naturalista – la disperata ricerca del senso della vita di KARI, impersonata da Anna Paola Vellaccio, una donna già avanti con l’età – e quello mistico-metaforico – dove la narrazione prende improvvisamente una connotazione epica e multiforme con il ruolo di VOCE, interpretato da Stefano Sabelli.
Assumendo a volte le fattezze di uomini che hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita, altre volte mostrandosi come una figura di emancipazione, una sorta di guida spirituale, un traghettatore mistico, VOCE si presenta a KARI per aiutarla a liberarsi da ogni restrizione che soffoca la sua apatica e informe vita. I due lasceranno insieme la gabbia della casa a schiera con giardino di KARI per avventurarsi in un lungo viaggio, dove il mondo interiore di KARI corre verso le creste montane e verso rifugi, fiumi e laghi della terra dei fiordi.
Critico nei confronti della claustrofobica e perbenista società norvegese, L’Asino descrive il sentimento di sentirsi intrappolati dalla vita, dal passato, oppressi da una società conformista (quella scandinava, ovviamente, con riscontri però anche in altre realtà occidentali), mentre insorge prepotente una spinta emotiva che spinge ad abbandonare tutto e tutti.