Durante il periodo Edo (1603-1868), il Giappone visse una peculiare stagione storico-artistica in cui il paese, pacificato all’interno dei propri confini e stretto in una politica di isolamento dal resto del mondo, portò la ricca classe dei mercanti, impossibilitati a comprare beni fondiari, a dedicarsi ai piaceri dell’esistenza, come gli spettacoli del teatro kabuki, la frequentazione delle geishe nelle case da tè e l’acquisto di straordinarie opere d’arte. Il termine ukiyo-e, che significa “immagini del mondo fluttuante”, si riferisce alle stampe xilografiche a colori nate nel periodo Edo dall’incontro fra il talento di pittori quali Utamaro, Hokusai e Hiroshige e l’assoluta maestria di incisori di matrici e stampatori. Sono l’espressione estetica più alta di quella che potrebbe essere definita la “civiltà del piacere”: non un piacere edonistico, bensì il frutto della consapevolezza che le bellezze e le gioie della vita prima o poi finiscono e che per questo devono essere vissute pienamente, in ogni loro forma.
Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e la civiltà del piacere permette di immergersi nella magia dell’universo giapponese e di quella cultura iconografica che tanto fascino ha esercitato anche sull’arte occidentale attraverso oltre trecento capolavori comprendenti le stampe dei maggiori maestri dell’ukiyo-e, quali Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Kuniyoshi, Yoshitoshi, Sharaku, oltre ad armature di samurai, kimono, maschere teatrali, rare matrici di stampa, preziosi ornamenti femminili, sculture in pietra, stendardi. Pubblicato a corredo dell’esposizione torinese e curato da Francesco Paolo Campione, direttore del MUSEC Museo delle Culture di Lugano, il volume presenta una straordinaria selezione di stampe del “mondo fluttuante” con ampie ricognizioni sui soggetti tipici dell’arte giapponese: dalle eleganti bellezze femminili al mondo della natura con le raffinate raffigurazioni di fiori e uccelli; dai celebrati attori del teatro kabuki ai celebri guerrieri ed eroi della tradizione giapponese (musha-e), fino alle xilografie erotiche (shunga) con la loro raffigurazione dei piaceri della sessualità. Ne emerge il ritratto di un mondo che coltiva la bellezza in ogni sua forma e rincorre i piaceri raffinati, quanto effimeri, della vita.