Dedicata a Leoncillo Leonardi (1915-1968), il cui percorso all’insegna di una potenza scultorea e di una coerenza con pochi eguali ne fa uno dei grandi protagonisti del XX secolo, la monografia propone una lettura assolutamente nuova, articolata intorno a sequenze di opere lontane nel tempo e persino diverse nei linguaggi, ma straordinariamente collegate l’una all’altra.
Come racconta il curatore Enrico Mascelloni, le“sequenze” di Leoncillo altro non sono che “relazioni e affinità di oggetti assolutamente eterogenei, che andranno a delineare una progressione di opere, quasi sempre distanti nel tempo e nel linguaggio, ma non in quella ossessione formale”. “Mettendo in sequenza sculture radicalmente diverse – spiega ancora Mascelloni – Leoncillo accetta di confrontarsi con alcuni tra i linguaggi vincenti dei suoi anni, ma non placherà mai a una vera e propria ossessione per le medesime forme, transitate dalla sua vita e dai suoi luoghi nel suo immaginario, e al contempo non abbandonerà mai un modellato convulso e di potente gestualità, che a quelle forme resta connaturato. La sequenza che parte dalla Cariatide del 1942 e arriva ai grandi monoliti degli anni Sessanta formula una “verticale assoluta” che si porrà come polarità di quella “orizzontale assoluta” già discussa. A differenza delle grandi grandi sculture orizzontali, assolutamente originali nel panorama internazionale dei tardi anni Cinquanta, le verticali produrranno uno spazio/forma condiviso dai maggiori innovatori di quel tempo, da David Smith a Ettore Colla, da Isamu Noguchi ad Arnaldo Pomodoro. Per Leoncillo costituiranno il più costante terreno di cimento degli anni Sessanta e probabilmente il suo esito più noto”.