Dal 9 al 28 luglio 2022, Villa Lysis a Capri, l’eclettica dimora di inizi Novecento del nobile parigino Jacques d’Adelswärd Fersen, ospita la mostra di Monica Marioni dal titolo #LASCIAMIANDARE, a cura di Maria Savarese, in collaborazione con Tina Cannavacciuolo, Maria Rosa Sossai e Igor Zanti, con il contributo dello psicologo Stefano Di Carlo.
L’appuntamento caprese, che ha ricevuto il patrocinio della Città di Capri, allestito in uno dei suoi più suggestivi siti culturali, la casa-museo dedicata alla “jeunesse d’amour”, è la prima tappa di un viaggio che toccherà nei prossimi mesi Vicenza, Palermo e Napoli.
L’esposizione si compone di una trentina di opere fotografiche e di due video proiezioni che testimoniano la performance site-specific realizzata dall’artista, proprio all’interno e all’esterno della storica residenza sul tetto dell’isola.
A tre anni di distanza da “Le Umane Paure”, corto d’artista per la regia di Nicolangelo Gelormini, già vincitore di 26 allori internazionali e presentato in numerose sedi, fra cui il MACRO di Roma e il Teatro Franco Parenti di Milano, con #LASCIAMIANDARE Marioni supera la dimensione individuale per affrontare quella relazionale.
La mostra nasce da esperienze autobiografiche dirette, trasformate in un’inedita impaginazione artistica che va intesa come testimonianza delle modalità e conseguenze della violenza fisica o psicologica derivanti da relazioni “tossiche”. #LASCIAMIANDARE non racconta una storia di abusi, bensì il cammino di uscita da essi, il risveglio e la dolorosa e progressiva riconquista del proprio giudizio, della corretta prospettiva di sé e del mondo.
Monica Marioni – afferma Maria Savarese – articolerà i diversi capitoli della sua narrazione intorno al tema della dipendenza affettiva, in cui ognuno porta con sé vuoti esistenziali e dinamiche psicologiche irrisolte, dall’iniziale condizione di dolore ed umiliazione psicofisica, fino all’approdo alla consapevolezza ed amore di sé. Lo farà attraverso fotografie, video e disegni, pensati e realizzati apposta per le diverse sedi espositive coinvolte”.
Riconoscere l’altro per quel che è e fa realmente, nei confronti propri e degli altri – precisa Monica Marioni – è il livello di consapevolezza che rende possibile analizzare il ‘mostro’, guardandolo dritto in faccia con l’obiettività di chi conosce nel dettaglio le sue responsabilità. È un punto di arrivo altissimo a cui esortare ogni vittima, è il vero e proprio appello che questo progetto vuole lanciare a chiunque, uomo o donna, abbia vissuto personalmente esperienze di questa natura.
Rendere visibile, o meglio ‘sensibile’ ciò che un individuo prostrato dalla strategica violenza interpersonale attraversa – prosegue l’artista – è lo slancio ulteriore, il passo in più che l’arte vuole compiere per amplificare e diffondere questa profonda e dolorosa consapevolezza raggiunta”.
Durante le sue performance, Monica Marioni indosserà gli ALIVE CREATURE DRESSES diLIBORIO creati dallo stilista Liborio Capizzi.
Il progetto, documentato da un catalogo in cui confluirà l’intero racconto artistico ed espositivo, è dedicato a Vittorio Carità.
Note biografiche
Monica Marioni nasce a Conegliano Veneto (TV) nel 1972, ma si trasferisce giovanissima nel vicentino dove tuttora vive alcuni mesi all’anno. Artista multidisciplinare, Marioni fa dell’arte una professione a seguito dell’incontro con Antonina Zaru, gallerista, mecenate, già amica e complice di artisti di fama internazionale quali Nam June Paik, Luca Pignatelli, Giovanni Frangi, Velasco, Salvatore Garau. È lei a riconoscere per prima il potenziale di Monica, spingendola a muovere i primi passi partendo da Napoli, con una collettiva a palazzo Crispi. La collaborazione pluriennale culmina con l’invito a realizzare un’opera monumentale nell’ambito di un evento collaterale alla 53^ Biennale d’Arte di Venezia. È così che crea “Ego”, installazione e videoarte unite in un unico lavoro. Nel muoversi dall’astrattismo verso la figurazione, e dal quadro alle altre forme approda alla “pittura digitale” con il progetto “Ninfe”, presentato a Vicenza per iniziativa della Fondazione Vignato per l’Arte, e in “IO SONO”, allestito a Milano alla Fondazione Stelline, con la curatela di Oliver Orest Tschirky, durante il quale incontra per la prima volta la performance, ospitando il danzatore Butoh tedesco Imre Thormann.
Con “REBUS” del 2013, Monica Marioni torna al materico in tecnica mista per dare corpo a una narrazione eterea ed enigmatica, preludio alla iconicità delle successive opere di “FAME!”, progetto pensato per EXPO 2015 – Feed the planet, ma presto svincolatosi per raccontare tutte le «fami» proprie dell’individuo contemporaneo, attraverso la compresenza di quadri, foto, installazioni e momenti performativi. Con FAME! al PAN di Napoli, inizia la collaborazione con la curatrice Maria Savarese attraverso il progetto filmico LE UMANE PAURE: partendo da una serie di performance dell’artista, il regista Nicolangelo Gelormini ha girato un film d’arte di 14 minuti.
L’ultimo progetto, “HOTEL MO.MA”, curato da Maria Rosa Sossai e presentato nel febbraio 2019 a Vicenza, ha segnato un avvicinamento deciso verso un’arte più minimale e concettuale, installativa e performativa, legata a stretto filo ad una figura fondamentale dell’architettura italiana quale Carlo Scarpa.
In ogni sua forma, l’attenzione artistica di Monica Marioni è sempre concentrata sulla figura umana, che rappresenta con una vasta e varia gamma espressiva atta a raccontare le paure, ansie e nevrosi dell’individuo contemporaneo.