Dal 25 novembre 2021 al 6 febbraio 2022, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita uno dei capolavori d’arte sacra del XVIII secolo milanese: il Presepe del Gernetto, composto da circa 60 personaggi, dipinti su carta o cartoncino sagomati, che costituivano almeno tre nuclei di “presepi di carta” distinti.
La maggior parte di essi sono stati dipinti da Francesco Londonio (1723-1783), uno dei più importanti artisti lombardi del Settecento, specializzato proprio in presepi, in scene campestri e raffigurazioni di animali.
L’opera,entrata nelle collezioni del museo nel 2018, grazie alla donazione di Anna Maria Bagatti Valsecchi, proviene dalla collezione Cavazzi della Somaglia, nella Villa Gernetto a Lesmo, ed è uno dei pochi presepi settecenteschi lombardi di questo tipo.
L’iniziativa, curata da Nadia Righi e Alessia Devitini, rispettivamente direttrice e conservatrice del Museo Diocesano di Milano, si tiene in occasione delle celebrazioni per il ventesimo anniversario di storia del Museo Diocesano di Milano.
Lo scenografico presepe era destinato, in origine, a essere allestito durante il periodo natalizio occupando un intero salone di Villa del Gernetto, acquistata nel 1772 dal Conte Giacomo Mellerio (1711-1782), presso la quale il Londonio era solito passare lunghi periodi di villeggiatura.
Nel corso dell’Ottocento, gli eredi Mellerio, quando fu chiara l’importanza e la rarità del complesso, fecero montare le sagome entro cornici ovali o rettangolari che furono usate come decoro stabile per i saloni della residenza brianzola.
Il Presepe del Gernetto, noto alla critica, è citato nella storiografia e in tutte le pubblicazioni dedicate a Francesco Londonio e al presepe in Lombardia.
La mostra è anche lo spunto per riflettere sulle origini del presepe e sulla sua storia e su una tradizione diventata così popolare e, in particolare, sui cosiddetti “presepi di carta”, che si diffondono a partire dal XVII secolo, con figure dipinte a tempera o a olio su carta, cartone e su tavole di legno, e più tardi anche stampate. Queste sagome, di per sé bidimensionali, una volta collocate nello spazio in un contesto realizzato ad hoc acquistavano una teatralità e una sorta di tridimensionalità, anche grazie alla presenza di un’ambientazione, di uno sfondo, di un sistema di quinte teatrali, divenendo di fatto un vero e proprio presepe. A Francesco Londonio spetta un ruolo d’indubbio primo piano tra i maggior artefici e promotori di questa tradizione in Italia. Più tardi la tipologia dei “presepi di carta” si diffonde anche a mezzo stampa raggiungendo una diffusione molto ampia.
Le scene principali del presepe sono state restaurate nell’ambito della XIX edizione del programma Restituzioni di Intesa Sanpaolo.
Altre figure sono state restaurate grazie alla generosità dell’Associazione Volontari del Museo Diocesano.
Accompagna la mostra un catalogo Silvana Editoriale.