ARTURO VERMI Diario della felicità

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Informazioni

ARTURO VERMI
Diario della felicità
Lecco, Palazzo delle Paure (piazza XX Settembre)
15 marzo – 8 giugno 2025

Orari:
martedì 10.00 – 14.00
da mercoledì a domenica 10.00 – 18.00
lunedì chiuso
(La biglietteria chiude un’ora prima)  

Biglietti:
Intero: € 8,00
Ridotto: € 6,00 (ragazzi dai 13 ai 18 anni, over 65 anni, studenti universitari muniti di tessera, gruppi precostituiti da almeno 8 persone e fino ad un massimo di 20, soci FAI e TCI con tessere in corso di validità)
Gratuito: disabile e un accompagnatore, giornalisti con tessera in corso di validità, guide turistiche abilitate, bambini fino ai 12 anni di età, soci ICOM muniti di tessera in corso di validità, soci Abbonamento Musei Lombardia muniti di tessera in corso di validità, un accompagnatorie di gruppi ogni 15 persone, docenti delle scuole di Lecco di ogni ordine e grado)

Informazioni
Tel. 0341 286729
palazzopaure@comune.lecco.it | www.vidicultural.com

Ufficio stampa Comune di Lecco
Tel. 0341.481262 | ufficio.stampa@comune.lecco.it

Ufficio stampa

CLP Relazioni Pubbliche, T. +39 02 36755700
Marta Pedroli | M. +39 347 4155017 | marta.pedroli@clp1968.it | www.clp1968.it

 

15.03.2025 08.06.2025

Lecco, Palazzo delle Paure

A cura di Simona Bartolena

Smettiamo di sentirci colpevoli di essere felici, siamo colpevoli di non esserlo!
Arturo Vermi

 

Dal 15 marzo all’8 giugno 2025, Palazzo delle Paure a Lecco ospita la prima mostra del ciclo dedicato ai maestri della scena artistica del territorio di Lecco e della Brianza.

 

Protagonista dell’appuntamento sarà Arturo Vermi (1928-1988), indiscusso animatore degli ambienti creativi milanesi e briantei dalla fine degli anni Cinquanta fino agli anni ottanta.

 

“Inauguriamo la prima esposizione del nuovo ciclo di Grandi mostre promosse da ViDi Cultural in collaborazione con il Comune di Lecco – afferma Simona Piazza, Assessore alla Cultura del Comune di Lecco – e lo facciamo con la personale di un artista locale in grado di ottenere riconoscimenti anche a livello internazionale come Arturo Vermi. Prosegue così il percorso culturale voluto dall’Amministrazione comunale e finalizzato alla valorizzazione dell’arte con un occhio di riguardo alle connessioni con il nostro territorio”

 

La rassegna, curata da Simona Bartolena, prodotta e realizzata da ViDi cultural e Ponte43, in collaborazione con il Comune di Lecco, il Sistema Museale Urbano Lecchese, e con l’Associazione e Archivio Arturo Vermi, analizza la vicenda creativa dell’artista bergamasco, ma che ha vissuto molti anni nella Brianza lecchese, attraverso oltre 60 opere, in grado di ripercorre l’intera sua carriera, dai lavori giovanili, improntati all’Informale, fino a quelli della sua maturità.

 

Nonostante il percorso proponga gli esempi più rappresentativi di tutti i suoi grandi cicli, l’esposizione si concentra sulle tendenze minimaliste che hanno caratterizzato il lavoro di Vermi, di cui fu uno dei precursori italiani, con serie come le Lapidi, i Diari e poi le Presenze dove un singolo elemento occupa una posizione calibratissima nello spazio.

 

“Nei segni essenziali, ridotti a un unico sicuro gesto, di Vermi – afferma Simona Bartolena – si nasconde la memoria collettiva, essi sono luoghi nei quali la dimensione universale incontra quella privata, la vita reale – quella sostanza fisica che Vermi non perderà mai di vista – si apre alla luce eterna dell’oro. Sono i segni reiterati e ossessivi dei Diari, ma anche quelli singoli, esatti, delle Presenze e delle Marine e quelli nervosi, più dinamici e rapidi, dei Paesaggi: tutti vivono nello spazio materialmente circoscritto ma concettualmente infinito della tela abitando l’unico posto che gli è destinato. È sorprendente la perfezione con cui l’artista sceglie la posizione in cui collocare la presenza segnica; in perfetto equilibrio, la composizione trova sempre la propria logica e la giusta armonia”.

 

Per Vermi il minimalismo non è però un fine, ma un mezzo per esplorare le dimensioni invisibili della realtà. Il suo approccio, infatti, riflette una visione spirituale e umanista che lo colloca piuttosto in dialogo con il minimalismo europeo o orientale. La filosofia orientale, infatti, è molto presente nell’opera di Arturo Vermi, in particolare il pensiero Zen, che seguirà per tutta la vita e che diventerà protagonista della seconda fase della sua ricerca.

 

Accompagna la mostra un catalogo realizzato da Ponte43 per le edizioni ViDi cultural.

 

Note biografiche

Arturo Vermi nasce a Bergamo il 26 marzo 1928. Inizia a lavorare in Pirelli ma nel tempo libero si dedica alla pittura. Nel 1960 compie un viaggio a Parigi. Le sue prime opere sono influenzate dal linguaggio informale, allora molto in voga. Nel 1961 torna a Milano e fonda con Verga, Sordini, Ferrari, La Pietra e Lucìa il Gruppo del Cenobio. Risalgono a questo periodo i suoi primi Diari. Grande protagonista del vivacissimo clima culturale del quartiere di Brera, Vermi frequenta anche le Botteghe di Sesto, altro luogo di riferimento delle avanguardie artistiche dell’epoca. Nel 1967 l’amicizia con Lucio Fontana si consolida e Vermi approfondisce con lui quel concetto di spazio che sarà poi importantissimo nella sua ricerca futura, quando la dimensione cosmica prevale, in opere quali le Piattaforme e 100.000.000 di anni luce, quest’ultimo esposto alla Galleria San Fermo a Milano nel 1973. Il 1975, definito da Vermi anno “Lilit” è di fondamentale importanza per l’elaborazione della sua “proposta di felicità” espressa nel primo numero dell’“Azzurro”, rivista pensata per contenere solo buone notizie, che vedrà un secondo numero, distribuito alla Biennale di Venezia, nel 1978. Risale allo stesso periodo il “Manifesto del disimpegno”.

Nel 1980 progetta e incide le Sequoie, sorta di tavole dei comandamenti che, l’anno successivo, durante un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà simbolicamente a Mosè sul monte Sinai. Negli anni successivi nascono i Colloqui e il ciclo Luna-Terra-Sole, che spingono l’artista a riavvicinarsi alla figurazione. La sua ricerca della felicità lo porta a identificare nell’orologio una delle cause principali dei mali dell’umanità. Progetta quindi L’Annologio, un “misuratore di tempo più umano” che si basa sullo scorrere delle stagioni, ma propone anche riflessioni, ancora tristemente attuali e sensibilmente in anticipo sui propri tempi, sulle condizioni del nostro pianeta con opere e azioni quali Com’era bella la Terra.

Arturo Vermi muore a Paderno d’Adda (Lecco) il 10 ottobre 1988.

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