Fotografo e artista di fama internazionale, Maurizio Galimberti è celebre per lavorare quasi esclusivamente con la Polaroid, con la quale ha sviluppato una personalissima tecnica di manipolazione con cui scompone e ricompone l’immagine.
In occasione del cinquantesimo anniversario della strage di Piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio 1974, Maurizio Galimberti si confronta con una delle pagine più buie della storia italiana.
Partendo dalle fotografie originali di Pietro Gino Barbieri, Silvano Cinelli, Renato Corsini ed Eugenio Ferrari fornite dall’Archivio di Casa della Memoria, dall’Archivio storico Silvano Cinelli e dall’Archivio Corsini/Ferrari, Maurizio Galimberti realizza, seguendo la sua grammatica compositiva, una grande installazione (nata da un’idea di Paolo Ludovici) con 40 composizioni e una serie di Polaroid 50×60 cm, nella quale scompone e risemantizza, secondo la sua cifra espressiva più caratteristica, le immagini di quel reportage d’epoca, oltre a manifesti, articoli di giornale e disegni, consentendo così al pubblico di riflettere, anche attraverso il medium fotografico, sulla portata e sulla drammaticità di quel tragico e gravissimo evento.
Ecco allora che in quest’ultimo suo lavoro immagini, manifesti, carte d’identità, articoli di giornale e disegni di bambini, con le sue manipolazioni, diventano oggetti di culto, entrano a pieno titolo in quel mondo che va oltre i confini della semplice fotografia e diventano opera d’arte.
Maurizio Galimberti (Como, 1956) è attivo sulla scena artistica internazionale da più di trent’anni, conosciuto in tutto il mondo, oltre per la caratteristica poetica dei suoi progetti, anche per i ritratti di star come Lady Gaga, Robert De Niro, Johnny Depp e Umberto Eco, e per aver realizzato pubblicazioni e mostre site specific su New York, Parigi, Milano, Roma e Venezia. È stato testimonial mondiale di Polaroid International e oggi è considerato dalla critica un instant artist più che esclusivamente un fotografo